Centro di aiuto alla vita S. Maria del colle - Giovanni Paolo II  -  Lenola Latina

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Veglia di preghiera

Veglia di preghiera per la 42a Giornata per la vita

 APRITE LE PORTE ALLA VITA

 

Un’icona dell’Annunciazione viene collocata al lato dell’altare con una lampada accesa.

Canto

Con la vergine Maria e san Giuseppe che offrono il bambino Gesù al Tempio offriamo anche noi il nostro abbraccio ad ogni concepito, ad bambino, ad ogni persona che chiede di essere accolta e protetta. È vero. Non tutti fanno l’esperienza di essere accolti da coloro che li hanno generati: numerose sono le forme di aborto, di abbandono, di maltrattamento e di abuso. Questa catena di rifiuto con l’apporto di tutti noi e con la forza della Grazia può essere interrotta e trasformata in un’azione di cura, capace di custodire ogni vita dal concepimento al suo naturale termine. Qui infatti emerge con chiarezza che non è possibile vivere se non riconoscendoci affidati gli uni agli altri. Il frutto del Vangelo è la fraternità.

Cel. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Cel. L’amore del Padre, che Gesù ci ha rivelato per mezzo dello Spirito Santo, è vita per il mondo e ci raccoglie insieme nella Comunione dei Santi. Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito.

LA VITA È DONO DI DIO

Lett.: Ringraziare voglio il Divino Signore per le creature che popolano questo nostro universo, per il mattino che ci apre al principio, per la notte che ci accompagna al domani, per l’amore che ci fa vedere gli altri come parte di noi stessi, per la vita che è il dono più straordinario della Sua bontà.

Dal Libro della Sapienza (11,22-26)

Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l’avessi chiamata all’esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita.

Dal Messaggio dei Vescovi italiani per la Giornata per la Vita 2020

È vero. Non tutti fanno l’esperienza di essere accolti da coloro che li hanno generati: numerose sono le forme di aborto, di abbandono, di maltrattamento e di abuso.

Davanti a queste azioni disumane ogni persona prova un senso di ribellione o di vergogna. Dietro a questi sentimenti si nasconde l’attesa delusa e tradita, ma può fiorire anche la speranza radicale di far fruttare i talenti ricevuti (cfr. Mt 25, 16-30). Solo così si può diventare responsabili verso gli altri e “gettare un ponte tra quella cura che si è ricevuta fin dall’inizio della vita, e che ha consentito ad essa di dispiegarsi in tutto l’arco del suo svolgersi, e la cura da prestare responsabilmente agli altri. Se diventiamo consapevoli e riconoscenti della porta che ci è stata aperta, e di cui la nostra carne, con le sue relazioni e incontri, è testimonianza, potremo aprire la porta agli altri viventi. Nasce da qui l’impegno di custodire e proteggere la vita umana dall’inizio fino al suo naturale termine e di combattere ogni forma di violazione della dignità, anche quando è in gioco la tecnologia o l’economia.

Preghiamo insieme:

Signore, amante della vita, guarda alla sofferenza di tanti innocenti e fa che ogni grido, ogni sospiro, ogni lamento e lacrima salga al tuo cospetto come sacrificio di soave odore, per essere da te trasformato in frutti di grazia, affinché ogni uomo della terra possa accogliere, difendere e amare la vita.

GESTO: Portare all’altare la luce di Cristo, vita del mondo

(Il celebrante spiega il gesto. Viene portata all’altare una luce)

Canto

Lett.: Per dire, o Signore, cosa hai fatto per me vorrei usare le parole più preziose, ma temo di essere solo capace di riconoscere che da Te ho ricevuto il dono della vita e il mio desiderio è solo quello di esserne degno.

Dal Libro dei Salmi (139, 13-16)

Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre.

Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere,

tu mi conosci fino in fondo. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno.

Dal Messaggio dei Vescovi italiani per la Giornata per la Vita 2020

Sarà lasciandoci coinvolgere e partecipando con gratitudine a questa esperienza che potremo andare oltre quella chiusura che si manifesta nella nostra società ad ogni livello. Incrementando la fiducia, la solidarietà e l’ospitalità reciproca potremo spalancare le porte ad ogni novità e resistere alla tentazione di arrendersi alle varie forme di eutanasia.

L’ospitalità della vita è una legge fondamentale: siamo stati ospitati per imparare ad ospitare. Ogni situazione che incontriamo ci confronta con una differenza che va riconosciuta e valorizzata, non eliminata, anche se può scompaginare i nostri equilibri.

È questa l’unica via attraverso cui, dal seme che muore, possono nascere e maturare i frutti (cf Gv 12,24). È l’unica via perché la uguale dignità di ogni persona possa essere rispettata e promossa, anche là dove si manifesta più vulnerabile e fragile. Qui infatti emerge con chiarezza che non è possibile vivere se non riconoscendoci affidati gli uni agli altri. Il frutto del Vangelo è la fraternità.

Preghiamo insieme:

Signore, amante della vita, illumina le nostre azioni, non permettere al nostro arbitrio di prevalere, concedici di testimoniare in ogni nostro comportamento l’amore per il sommo bene della vita.

(Viene portata all’altare una luce)

Canto

Dal Libro del Siracide (Sir 17, 1-12)

Il Signore creò l’uomo dalla terra e ad essa lo fa tornare di nuovo. Egli assegnò agli uomini giorni contati e un tempo fissato, diede loro il dominio di quanto è sulla terra. Secondo la sua natura li rivestì di forza, e a sua immagine li formò. Egli infuse in ogni essere vivente il timore dell’uomo, perché l’uomo dominasse sulle bestie e sugli uccelli. Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro perché ragionassero. Li riempì di dottrina e d’intelligenza, e indicò loro anche il bene e il male. Pose lo sguardo nei loro cuori per mostrar loro la grandezza delle sue opere. Loderanno il suo santo nome per narrare la grandezza delle sue opere. Inoltre pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita. Stabilì con loro un’alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti. I loro occhi contemplarono la grandezza della sua gloria, i loro orecchi sentirono la magnificenza della sua voce. Disse loro: «Guardatevi da ogni ingiustizia!» e diede a ciascuno precetti verso il prossimo.

Preghiamo insieme:

Signore, amante della vita, guidaci e illuminaci durante il nostro cammino di vita quotidiana, rendici capaci di riconoscere il tuo Volto nel fratello bisognoso e di testimoniare con la nostra vita il tuo Vangelo. Fa, o Signore, che ad ogni bambino sia garantito il diritto alla vita.

(Viene portata all’altare una luce)

Canto

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 2, 13-17)

Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio.

Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s’infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi.

Preghiamo insieme:

Signore, amante della vita, aiutaci a desiderare la vita, ogni giorno. Come Giuseppe e Maria ti hanno difeso dalle mani omicide di Erode, dona ad ogni padre e ad ogni madre la forza di proteggere il miracolo della vita che accade dentro. Ogni grembo di madre sia culla di vita e non di morte! Che nessuno fermi la corsa di un cuore che batte, innocente. Che nessuno abbia paura della vita, perché la vita è gioia, la vita è dono!

(Viene portata all’altare una luce)

Omelia

Preghiamo insieme:

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi, affidiamo a Te la causa della vita: guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere, di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall’indifferenza o da una presunta pietà. Fa che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita. Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo, la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire, insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell’amore a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.

  1. Andate e annunciate a tutti il Vangelo della vita, splendore di verità che illumina le coscienze. Rendiamo grazie a Dio.

Canto

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La notte delle candele.

La nostra associazione ha partecipato alla prima edizione della "notte delle candele"una iniziativa nuova che ha valorizzato il nostro centro storico in maniera eccellente e, perchè no, ha fatto conoscere il cav a quanti ancora non ne conoscevano l'esistenza.

Ogni associazione ed ogni cittadino ha riprodotto immagini esclusivamente utilizzando le candele, c'è chi ha riprodotto scritte e/o immagini che nel buio della notte hanno reso magico il nostro paese.

Le nostre volontarie hanno riprodotto il logo della nostra associazione ovvero due mani aperte che tengono in mano un bimbo.  L'immagine vista dall'alto era perfetta e molti l'hanno apprezzata tanto da vincere il primo premio. 

Un grazie speciale va a Pina, Maria e Fausta che con la loro bravura e pazienza hanno sistemato e acceso tutte le candele proprio come fanno da sempre con i cuori delle mamme in difficoltà.  

 

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Si terrà a Fondi il prossimo 9 Giugno alle ore 17:30 presso la sala conferenze del Castello Baronale. 

Il tema dell'incontro riguarderà "Le cure prenatali: la scienza che abbraccia la vita".

Il Convegno  è organizzato dal Cav S. Maria del Colle - Giovanni Paolo II, in collaborazione con Fondazione il Cuore in una Goccia Onlus e Policlinico Gemelli di Roma.

Relatore, il Prof. Giuseppe Noia, Direttore dell'Hospice Perinatale - Centro Cure Palliative Prenatali -"Santa Madre Teresa di Calcutta" - Policlinico Gemelli di Roma e Presidente della Fondazione il Cuore in una Goccia Onlus.

 
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Si terrà a Fondi il prossimo 9 Giugno alle ore 17:30 presso la sala conferenze del Castello Baronale. 

Il tema dell'incontro riguarderà "Le cure prenatali: la scienza che abbraccia la vita".

Il Convegno  è organizzato dal Cav S. Maria del Colle - Giovanni Paolo II, in collaborazione con Fondazione il Cuore in una Goccia Onlus e Policlinico Gemelli di Roma.

Relatore, il Prof. Giuseppe Noia, Direttore dell'Hospice Perinatale - Centro Cure Palliative Prenatali -"Santa Madre Teresa di Calcutta" - Policlinico Gemelli di Roma e Presidente della Fondazione il Cuore in una Goccia Onlus.

 
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Il direttivo nazionale del Movimento per la Vita ha eletto presidente Marina Casini Bandini. Giurista e bioeticista, protagonista dell'iniziativa europea Uno di noi, succede a Gian Luigi Gigli.

Marina Casini Bandini è la nuova presidente del Movimento per la vita italiano. Eletta dal direttivo nazionale uscito dall’assemblea del 17 marzo, succede a Gian Luigi Gigli.

Nata nel 1966, giurista e bioeticista, figlia del fondatore del Movimento per la vita Carlo Casini, è docente all’Istituto di Bioetica e Medical humanities dell’Università Cattolica di Roma e autrice di un gran numero di pubblicazioni su bioetica, diritti umani, obiezione di coscienza, famiglia, inizio e fine vita. Vicepresidente uscente del Movimento per la vita e, al suo interno, membro della Commissione di biodiritto, è tra i protagonisti dell’iniziativa nei Paesi e nelle istituzioni della Ue per il riconoscimento giuridico dell’embrione umano, e si è battuta perché «la cultura europea si alzi in piedi a rendere testimonianza che davvero ogni figlio, fin dal concepimento, è Uno di noi», facendo di questa convinzione un «essenziale strumento di prevenzione dell’aborto e di dialogo con tutta la società». Si è spesa con passione per denunciare l’influsso di «una cultura aggressiva che in nome dell’autodeterminazione si appropria dei più elementari diritti umani e cerca di stravolgerli».

Sposata con Michele Bandini, docente di filologia classica all'Università della Basilicata, è madre di Giovanni, 20 anni.

Le viene ora affidata la responsabilità nazionale del Mpv, una federazione di oltre seicento movimenti locali, di centri e servizi di aiuto alla vita, di case di accoglienza, una realtà multiforme attiva in tutta Italia nel promuovere e difendere il diritto alla vita e la dignità di ogni persona umana, dal concepimento alla morte naturale, favorendo una cultura dell’accoglienza nei confronti dei più deboli e indifesi e, prima di tutti, del bambino concepito e non ancora nato.

I Centri di aiuto alla vita (Cav) – forse il lato di Mpv più conosciuto dagli italiani – costituiscono le sedi operative di Mpv e si prodigano per rispondere in modo concreto alle necessità delle donne che vivono una gravidanza difficile o inattesa. Il Movimento ha sedi locali in tutto il territorio nazionale ed è articolato in 20 federazioni regionali.

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Una rivoluzione per la vita.

Com’è triste continuare a sentire la stucchevole retorica del ultraliberismo radicale.

I suoi maîtres à penser si affrettano a dirci, con malcelata strafottenza, che chi non vuole fare il testamento biologico potrà continuare a non farlo. È un pensiero sulla stessa linea del “Non vuoi abortire? Non abortire, ma non impedire agli altri di farlo” e del “Non vuoi divorziare? Non divorziare, ma non impedire agli altri di farlo”. Affermazioni dietro le quali c’è sempre la solita idea individualista e sostanzialmente menefreghista della società e del mondo, che caratterizza e permea il nostro vivere ormai da diversi decenni a questa parte.

Ma sono balle. Tutte balle.

Sono inganni. Subdoli e micidiali inganni.

Perché queste norme ribaltano completamente il giudizio di valore che lo Stato dà nei confronti della vita e della società, del cittadino e del suo vivere all’interno di una comunità. Basterebbe un piccolo sforzo a partire da quest’ultima constatazione per demolire la portata delle precedenti affermazioni.

Perché se l’aborto diventa un diritto, il valore della vita non è più al primo posto, ma subordinato a un’infinità di variabili contingenti.

Perché se divorziare diventa più facile che disdire l’abbonamento a Sky, il criterio della stabilità della famiglia – necessario per edificare una società forte e coesa – risulta minato alla radice, per tutti.

Perché se il medico diventa un mero esecutore di istruzioni, allora non esistono più scienza e coscienza, ma solo orientamenti più o meno vincolanti, che saranno dettati di volta in volta dal potente di turno, in barba alla dignità (quella vera) della vita.

Di fronte a questo scempio rimane probabilmente una sola strada da percorrere: una vera Rivoluzione per la Vita. Non basterà sforzarsi per cambiare le leggi, sempre più spesso oggetto di ardite e creative interpretazioni da parte delle corti, ma occorrerà dimostrare al mondo, partendo dal nostro piccolo, che è possibile vivere una vita diversa. Una vita che si spogli dell’illusione dell’individualismo e dell’autodeterminazione elevata a criterio supremo delle scelte; una vita che riscopra il senso della comunità e la certezza di un bene più grande, che sta al di là dei limiti del nostro sentire e del nostro operare; una vita che non abbia mai (mai!) paura di amare, perché consapevole di essere nutrita da un amore ben più grande dei propri meriti.

Questa è la sfida che ci attende. Anzi, io credo che molti, silenziosamente e lontano dai riflettori, la stiano già affrontando. Abbiamo in mano un seme buono, ma estremamente fragile e delicato: la terra che dovrà accoglierlo è ancora lontana, ma se sapremo indicare la giusta direzione, saremo certi di essere in viaggio sulla strada giusta. E allora avanti, in cammino, con pazienza e coraggio.

 

Andrea Tosini

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“Che gioia sapere che un bambino è nato e una madre non ha abortito grazie alla Nostra solidarietà: sentirsi non solo genitori di un bambino, ma anche fratello o sorella di una mamma che finalmente sorride. La vita umana è la prima meraviglia… il Progetto Gemma è una dolce carezza a quella gemma.

Progetto Gemma” offre aiuto economico alle mamme in difficoltà. Se il dubbio sul portare avanti la gravidanza è riconducibile a una mancanza economica… il Progetto Gemma è la soluzione.
Il Movimento Per la Vita, infatti, aiuta le mamme in difficoltà economica fornendogli mensilmente 160 euro per 18 mesi dalla nascita del bambino. Un piccolo aiuto che può fare davvero la differenza tra la vita e la morte, come ci insegnano più di 30 anni di storia e di attività dei MPV e CAV.
Chiunque può fare queste adozioni: singoli, famiglie, gruppi parrocchiali, di amici o di colleghi, comunità religiose, condomini e classi scolastiche. Hanno aderito al Progetto anche Consigli comunali e perfino gruppi di carcerati. Spesso l’adozione viene proposta come dono per matrimoni, battesimi, nascite o in ricordo di una persona cara.

Il Centro di Aiuto alla Vita "S.Maria Del Colle - Giovanni Paolo II" ha adottato una mamma in ricordo di Bruno e Paolo che durante la loro vita hanno aiutato molto la nostra associazione e di cui oggi tutti noi ne sentiamo la mancanza perchè preziosi sono stati per l'associazione. Ed, ancora oggi, loro continuano ad aiutare le mamme in difficoltà perchè per una vita che muore ce n'è una che nasce. Lo abbiamo voluto fare anche per dire grazie alla vita se Francesca oggi è sorridente tra noi.

Dal 1994 al 2011, i bambini nati grazie a Progetto Gemma sono stati circa 15.000 e solo per l’anno 2011 le mamme aiutate sono state più di 1000. Essere un numero tra questi ci riempie il cuore di gioia e ci rende orgogliosi di ciò in cui crediamo, a Natale noi abbiamo deciso di far nascere un bambino !!!!!!!!!!!

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Giornata per la Vita 2018

Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente per la 40a Giornata Nazionale per la Vita (4 febbraio 2018)

IL VANGELO DELLA VITA, GIOIA PER IL MONDO

“L’amore dà sempre vita”: quest’affermazione di papa Francesco, che apre il capitolo quinto dell’Amoris laetitia, ci introduce nella celebrazione della Giornata della Vita 2018, incentrata sul tema “Il Vangelo della vita, gioia per il mondo”. Vogliamo porre al centro della nostra riflessione credente la Parola di Dio, consegnata a noi nelle Sacre Scritture, unica via per trovare il senso della vita, frutto dell’Amore e generatrice di gioia. La gioia che il Vangelo della vita può testimoniare al mondo, è dono di Dio e compito affidato all’uomo; dono di Dio in quanto legato alla stessa rivelazione cristiana, compito poiché ne richiede la responsabilità.

Formati dall’Amore

La novità della vita e la gioia che essa genera sono possibili solo grazie all’agire divino. È suo dono e, come tale, oggetto di richiesta nella preghiera dei discepoli: “Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Gv 16,24). La grazia della gioia è il frutto di una vita vissuta nella consapevolezza di essere figli che si consegnano con fiducia e si lasciano “formare” dall’amore di Dio Padre, che insegna a far festa e rallegrarsi per il ritorno di chi era perduto (cf. Lc 15,32); figli che vivono nel timore del Signore, come insegnano i sapienti di Israele: «Il timore del Signore allieta il cuore e dà contentezza, gioia e lunga vita» (Sir 1,10). Ancora, è l’esito di un’esistenza “cristica”, abitata dallo stesso sentire di Gesù, secondo le parole dell’Apostolo: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù», che si è fatto servo per amore (cf. Fil 2,5-6). Timore del Signore e servizio reso a Dio e ai fratelli al modo di Gesù sono i poli di un’esistenza che diviene Vangelo della vita, buona notizia,

capace di portare la gioia grande, che è di tutto il popolo (cf. Lc 2,10-13).

Il lessico nuovo della relazione

I segni di una cultura chiusa all’incontro, avverte il Santo Padre, gridano nella ricerca esasperata di interessi personali o di parte, nelle aggressioni contro le donne, nell’indifferenza verso i poveri e i migranti, nelle violenze contro la vita dei bambini sin dal concepimento e degli anziani segnati da un’estrema fragilità. Egli ricorda che solo una comunità dal respiro evangelico è capace di trasformare la realtà e guarire dal dramma dell’aborto e dell’eutanasia; una comunità che sa farsi “samaritana” chinandosi sulla storia umana lacerata, ferita, scoraggiata; una comunità che con il salmista riconosce: «Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 16,11).

Di questa vita il mondo di oggi, spesso senza riconoscerlo, ha enorme bisogno per cui si aspetta dai cristiani l’annuncio della buona notizia per vincere la cultura della tristezza e dell’individualismo, che mina le basi di ogni relazione.

Punto iniziale per testimoniare il Vangelo della vita e della gioia è vivere con cuore grato la fatica dell’esistenza umana, senza ingenuità né illusorie autoreferenzialità. Il credente, divenuto discepolo del Regno, mentre impara a confrontarsi continuamente con le asprezze della storia, si interroga e cerca risposte di verità. In questo cammino di ricerca sperimenta che stare con il Maestro, rimanere con Lui (cf. Mc 3,14; Gv 1,39) lo conduce a gestire la realtà e a viverla bene, in modo sapiente, contando su una concezione delle relazioni non generica e temporanea, bensì cristianamente limpida e incisiva. La Chiesa intera e in essa le famiglie cristiane, che hanno appreso il lessico nuovo della relazione evangelica e fatto proprie le parole dell’accoglienza della vita, della gratuità e della generosità, del perdono reciproco e della misericordia, guardano alla gioia degli uomini perché il loro compito è annunciare la buona notizia, il Vangelo. Un annuncio dell’amore paterno e materno che sempre dà vita, che contagia gioia e vince ogni tristezza.

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Negli ultimi anni abbiamo assistito a un vero e proprio assalto alla 194 – della quale nel 2018 cadono i 40 anni dall’approvazione – imbastito da chi l’aveva fortemente voluta e rivendicata come segno di libertà delle donne. Un assalto costruito intorno a due favole: la prima, quella dell’aborto facile con la pillola abortiva Ru486, di cui si chiede una promozione massiccia anche fuori dagli ospedali, somministrata in consultori e ambulatori e con aborti casalinghi, che avvengono "a domicilio"; la seconda, quella che vorrebbe cancellare l’obiezione di coscienza dei medici, perché a obiettare sarebbero in troppi.

Due favole, dicevamo, perché i fatti sono noti e dicono altro: l’aborto con la Ru486 è più doloroso e rischioso di quello effettuato con le altre procedure. Basti pensare alla mortalità, dieci volte maggiore nel metodo farmacologico rispetto a quello chirurgico. In Italia dei tre decessi segnalati finora, in 40 anni di applicazione della legge, due sono avvenuti successivamente ad aborti farmacologici. Con la Ru486 l’aborto è gestito in piena consapevolezza dalla donna, che deve controllare l’emorragia indotta con la pillola per decidere se chiedere o no l’intervento di un dottore. Per quanto riguarda l’obiezione di coscienza, i dati nelle relazioni al Parlamento parlano chiaro: gli aborti si sono più che dimezzati (dai 235mila del 1982 agli 88mila del 2015) mentre i medici non obiettori sono rimasti quasi costanti. Il numero di aborti effettuati per settimana dai non obiettori è bassissimo: 1,6 la media nazionale, e i dati forniti dalle regioni, a livello di singola Asl, mostrano pochissimi scostamenti significativi. Se problemi gestionali ci sono, quindi, non dipendono dal numero degli obiettori, ma da un’organizzazione sanitaria inadeguata.

Riguardo alla RU486, va ricordato che ogni Regione si è comportata diversamente, come accade spesso per la sanità. Dal ricovero ordinario al day hospital, dalla centralizzazione in pochi ospedali alla distribuzione diffusa, le diverse amministrazioni hanno scelto liberamente come utilizzare il prodotto abortivo, a prescindere dalle indicazioni ministeriali (che non sono vincolanti), purché sempre in àmbito ospedaliero, come previsto dalla 194. Per l’obiezione di coscienza, appurato che il problema non è la numerosità degli obiettori, va ricordato che la legge prevede che le Regioni possano mettere in mobilità il personale – obiettori e non – se la loro distribuzione sul territorio non è adeguata.
E allora, perché chi ha voluto la 194 adesso la vuole cambiare? Gli obiettivi sono diversi: anzitutto aprire al mercato, ai grandi provider privati. Non è un caso che il primo dei due ricorsi in Consiglio d’Europa contro gli obiettori di coscienza è stato di «Planned Parenthood», la potentissima ong internazionale nelle cui cliniche affiliate l’aborto è uno dei "servizi" più diffusi e remunerativi. È la famosa ong cui vengono tolti i fondi dai presidenti Usa repubblicani – Bush e Trump, per esempio –, puntualmente restituiti quando sono eletti i democratici – è il caso di Clinton e Obama. E se il privato non riuscisse a entrare in Italia – come è stato finora, perché l’Europa non li ha ascoltati – allora, a prescindere dai numeri delle richieste, tutti gli ospedali dovrebbero comunque avere personale non obiettore, comprese quindi anche le strutture cattoliche (secondo obiettivo).

Con la pillola abortiva lo scopo è far scomparire l’aborto dall’orizzonte, trasformandolo da problema sociale, che riguarda tutti noi, ad atto medico, squisitamente privato, che riguarda solo chi lo fa (terzo obiettivo). Togliendo di fatto l’obiezione di coscienza e confinando l’aborto fra il bagno e il tinello di casa si riuscirebbe a chiudere ogni discussione, a sopire ogni polemica, a spegnere, finalmente, l’aspetto drammatico e problematico dell’aborto. La soppressione della vita umana nel grembo materno: che non se ne parli più!

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«Noi oggi dobbiamo fare il primo passo verso una nuova umanità, un nuovo umanesimo… è un passo indicato da tutta la nostra storia: riconoscere che ogni essere umano anche quando è povero è uno di noi; anche quando è il più povero dei poveri, quale è il figlio concepito e non ancora nato». Questo periodo del nuovo libro di Carlo Casini, dal titolo “Vita Nascente – Prima Pietra di un Nuovo Umanesimo” (ed. San Paolo), ben sintetizza lo scopo dell’Autore: guidarci verso il traguardo di un umanesimo nuovo perché compiuto nel riconoscere a tutti, a partire dal concepimento, la voce e il volto e i diritti che appartengono ad ogni uomo.
In queste pagine cosi dense di concetti c’è tutta la passione per l’uomo che ha caratterizzato l’impegno politico e professionale del Presidente onorario del Movimento per la Vita, fin dal 1975, come ricorda l’Autore, quando fu «posto di fronte al dramma dell’aborto concreto e alla pretesa di qualificarne la legalizzazione come progresso di civiltà».
C’è anche la passione educativa del docente che guida per mano il lettore e fornisce gli strumenti culturali, le argomentazioni che possono aiutare ciascuno a meglio qualificare il proprio impegno per la vita nascente.
C’è l’esperienza di chi è da sempre sul fronte della Vita prima nel lavoro in magistratura e poi nelle aule del Parlamento Italiano ed Europeo, ed ora nella Federazione Europea Uno di Noi, il frutto maturo di un lungo lavoro di ricostruzione di un’Europa fondata sulla solida base dei diritti umani, come era stata sognata dai Padri fondatori.
Colpiscono il lettore la comprensione dei problemi cosi complessi e le intuizioni profetiche del pensiero di giganti della difesa della Vita come Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta, eppure questo libro non è una raccolta di ricordi. Tutto è proiettato verso il futuro per offrire a ciascuno una chiara dimostrazione di quanto è davvero alta la posta in gioco, cioè la nostra umanità.
«Alla nostra epoca è imposta la missione di rispondere: Uomo o cosa? Soggetto o oggetto? Fine o mezzo? Si tratta di portare a conclusione un lungo cammino e di risvegliare e consolidare le energie per procedere verso un nuovo umanesimo». La prima sfida è e resta sempre quella della Vita e questo libro cosi aperto allo stupore della meraviglia e capace di uno sguardo unico sul figlio concepito diventa bussola per orientare le nostre scelte associative, per sostenere la famiglia, per contribuire alla costruzione del bene comune e per rifondare la politica.

Pubblicato in Attualita'
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